Un’escape room nel chiostro, mostre d’arte nelle sale del monastero, una biblioteca accanto ad un muro di epoca romana, uffici comunali decorati con affreschi antichi: sono solo alcuni esempi, ma mostrano perfettamente ciò che il monastero di Cairate rappresenta per la comunità.

Un legame forte, basato sulla volontà di costruire un “dialogo costante fra passato e presente: fra il monastero, che racconta le sue antiche origini, e tutti coloro che lo visitano oggi” . Le parole sono di Serena Gatti, presidente della Pro loco cittadina, associazione che da anni valorizza il sito grazie ad un lavoro costante e appassionato.

Il monastero è nel cuore dei cairatesi, la popolazione ha sempre mostrato un forte attaccamento a questa parte fondamentale della loro storia – confessa Gatti, che racconta – Con l’impegno costante di tanti volontari cerchiamo di proporre mostre, eventi culturali, convegni e collaboriamo con le scuole, affinché i nostri giovani crescano apprezzando questo luogo”.

Fondamentale per la creazione di tale consapevolezza, il restauro fatto: “Grazie ai lavori, iniziati a cavallo del 2001/2002 e terminati nel 2013, è stata fatta riemergere la bellezza di questo sito – racconta il sindaco Paolo Mazzucchelli – Tutti i cittadini di Cairate sono legati al monastero, ma il luogo deve ancora essere ‘scoperto’ fino in fondo: durante gli anni della ristrutturazione non era fruibile, adesso abbiamo la possibilità di viverlo e valorizzarlo”.

Tante le scelte dell’Amministrazione che guardano in questa decisione e che mostrano la volontà di ricordare il passato in una nuova veste: ad esempio quella di collocare gli uffici comunali nell’ala di san Pancrazio e di strutturare una biblioteca interrata accanto al muro di una vecchia villa rustica romana: in questo modo chi si reca in biblioteca, potrà leggere o studiare accanto ad un pezzo di storia del proprio territorio.
In futuro punteremo a sviluppare eventi, fiere e a permettere la celebrazione di matrimoni all’interno del sito: ci stiamo infatti attrezzando per un regolamento in concerto con la provincia di Varese, così da arrivare ad una sempre maggiore fruizione del luogo” spiega Mazzucchelli.

Ma cosa può trovare un visitatore che decide di recarsi a Cairate? Ce lo racconta Matteo Scaltritti, che ha coprogettato l’allestimento del percorso archeologico del monastero: “Il percorso archeologico proposto è finalizzato al farne scoprire la storia complessa e articolata. Gli scavi hanno dimostrato l’esistenza di una comunità monastica in epoca longobarda, ma questa si insedia su una struttura pre esistente di fondazione più antica, che risale al secondo secolo dopo Cristo: una costruzione romana”.

Fra le ricchezze del monastero di Cairate, seconda tappa del tour di Varese4U Archeo, si contano la possibilità di ammirare un affresco del ‘500 di Aurelio Luini con scene della vita della Vergine, la stanza della badessa completamente affrescata con dettagli di strumenti musicali del ‘500 e “alcuni reperti rinvenuti qui e conservati nel luogo esatto del ritrovamento, come le tombe di epoca alto medievale, risalenti al VI secolo circa, che si trovano nella loro posizione originaria”.

Fra gli affreschi della sala della musica è presente un dettaglio che mostra il legame con il territorio circostante: una raffigurazione del monastero visto dalla valle Olona.

In effetti, esso rappresenta una delle ricchezze della valle, come spiega l’avvocato Stefano Mattei Arpiselli, coordinatore del progetto Ecomuseo della valle Olona: “Da più di dieci anni ci adoperiamo per promuovere la valle come un unicum: una entità territoriale accomunata da tratti distintivi, che si snoda intorno al corso del fiume Olona, dove sono presenti gioielli come il monastero di Cairate”.

Dalla valle Olona passa la via Francisca del Lucomagno: l’antico cammino potrebbe rappresentare un’occasione importante per Cairate, secondo il sindaco Mazzucchelli: “Il turismo lento potrà dare risalto al valore del monastero perché i pellegrini che passeranno da qui scopriranno la bellezza dei nostri luoghi”.

La valorizzazione del monastero nasce quindi dalle testimonianze del passato, da iniziative fatte oggi per riscoprire il sito e dai progetti per il futuro, ma non solo. Anche un pizzico di fantasia può infatti aiutare: impossibile non citare una leggenda conosciuta da tutti i cairatesi, tramandata di generazione in generazione, sulla quale in tanti hanno investigato: la leggenda di Manigunda.

Lo spirito della nobildonna longobarda, che secondo la tradizione sarebbe stata la fondatrice del monastero, si dice che talvolta vaghi per il chiostro. A dar ‘spessore’ alla leggenda, il ritrovamento di un sarcofago contenente i resti di una donna, sontuosamente vestita.

L’alone di mistero attorno alla figura di questa nobildonna ha ispirato anche la creazione di un dolce, la ‘Treccia di Manigunda’, inventata da Primo Juretig e Cinzia Piani del panificio cairatese ‘Dal Prestinee’: fondendo la ricetta di un vecchio dolce milanese agli ingredienti della zona, è nato questo pane dolce, fatto di ricotta, zucchero, noci e farina e diventato il dolce tipico del paese.

Il video-reportage dedicato alla tappa cairatese del tour Varese4U – Archeo