Le acque del Lago di Varese non sono propriamente meta per immersioni subacque. E allora che ci fanno due sommozzatrici a due passi dalla riva della darsena di Cazzago Brabbia? Sono Sabrina Luglietti e Martina Melchiori che, insieme a Paolo Baretti, stanno effettuando riprese e campionamenti sull’antichissimo sito palafitticolo di Cazzago Brabbia.

Si tratta del complesso di resti preistorici che sono valsi all’intera zona il riconoscimento dipatrimonio dell’Unesco e che, perlomeno su questo versante del lago, non sono mai stati studiato e datati approfonditamente.

Grazie ai tre archeologi subacquei, invece, lo saranno presto perché il loro intervento, coordinato dall’ispettrice della Soprintendenza Barbara Grassi, fa parte di un progetto diventato realtà grazie ad un contributo regionale per la valorizzazione dei siti Unesco e archeologici del Varesotto e, soprattutto grazie ai comuni di Bodio Lomnago e Cazzagoche si sono aggiudicati il bando.

Si tratta di un intervento importantissimo per l’intera area perché, mentre le palafitte di Bodio sono state studiate più ampiamente, quelle di Cazzago, poste a cinquanta metri dalla riva nella zona chiamata “volta d’amore”, necessitano di molti più approfondimenti.


La scoperta di questo sito era stata fatta alla fine dell’800 e negli anni vi furono trovate armi, frecce, triangolari e ad alette, teste di giavellotto, e lance.

«L’intervento cominciato in questi giorni, invece, vuole andare molto più a fondo procedendo in due direzioni – spiega l’archeologa Sabrina Luglietti, titolare della ditta Archeosolutions di Vedano Olona -: da un lato faremo una georeferenziazione di tutti i pali che si trovano sul fondale individuando esattamente l’estensione della palafitta. Dall’altro faremo dei campionamenti per dare una datazione certa a questo sito che le fonti storiche collocano dal neolitico fino al bronzo recente ma senza una data precisa».

Le operazioni di questi giorni puntano quindi alla ricerca storica ma guardano in realtà anche ad un altro obiettivo, che è quello più propriamente previsto dal bando che ha permesso l’intera operazione: «l’idea è proprio quella di valorizzare questo sito che un domani potrà essere anche oggetto di attenzione turistica – ha spiegato Paolo Baretti, storico archeologo subacque che ha lavorato sui maggiori siti della provincia di Varese -. Al termine delle ispezioni saranno realizzati pannelli eplicativi e dei segnali di individuazione dell’area che potrà essere finalmente ben riconoscibile a tutti».

Tutto quello che accade sott’acqua in questi giorni, però, si troverà presto anche in rete perché l’attività è pensata per essere condivisa: «stiamo filmando tutte le operazioni subacque che poi metteremo sui social network e su Youtube – spiega Sabrina Luglietti -. L’idea è proprio quella di far uscire questi beni dal solo interesse degli addetti ai lavori rendendoli fruibili a tutti».